Il vaccino contro la pertosse non impedisce al soggetto vaccinato di diffondere l’infezione a soggetti non vaccinati e neonati, lo afferma un accreditato studio della FDA.
E’ noto da tempo che il vaccino antipertossico acellulare rappresenta una protezione “personale” contro la pertosse. Concepito per mitigare le complicanze, il vaccino non ha mai impedito d’essere infettati dal batterio bordetella pertussis, responsabile della malattia. Ora, una puntuale ricerca dell’ente americano US Food and Drug Administration, ha accertato anche che i soggetti vaccinati non solo possono ammalarsi ma collaborano al contagio e alla circolazione del batterio.
Ansa, a dicembre 2013 aveva pubblicato l’annuncio: “Vaccino pertosse può spargere infezione“.

Per importanza e credibilità la notizia ha avuto buona risonanza mediatica ed è stata ripresa dalla stampa internazionale. Riportiamo qui approfondimenti sulla notizia. In particolare, alleghiamo:
- lo studio originale “Acellular pertussis vaccines protect against disease but fail to prevent infection and transmission in a nonhuman primate model“
- l’intervista del New York Times al Dr. Tod J. Merkel, direttore dello studio, nonché ricercatore dell’Office of Vaccines Research and Review della Food and Drug Administration statunitense.
Lo studio è ora pubblicato su PubMed: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24277828.
Per contrastare l’infondatezza della legge 119/2017, che estende l’obbligo vaccinale imponendolo come dispositivo a salvaguardia del prossimo, e a protezione della comunità e dei soggetti non vaccinabili, oggi è doveroso precisare ogni aspetto inerente le vaccinazioni.
Vaccinarsi contro la pertosse con il vaccino antipertossico acellulare:
- non costituisce atto di solidarietà
- protegge unicamente sé stessi
- il vaccinato, in caso di contagio, è fonte diretta di trasmissione al prossimo ma in genere non manifesta sintomi, dunque è impossibile identificarlo o “allontanarlo” dal gregge. Rispetto a soggetti non vaccinati, il vaccinato rappresenta quindi un’insidia maggiore, perché può contagiare altri individui senza destare sospetti. Questo è particolarmente negativo per bambini piccoli, immunodepressi o non immunizzato. (Ricordiamo tuttavia che gli immunodepressi sono in genere esentati dai soli vaccini a virus vivi come MPR).
Avvisi delle autorità sanitarie statunitensi
In altre parole, come spiega la Food and Drug Administration, la pericolosità maggiore è costituita dal fatto che l’individuo vaccinato può contrarre la pertosse e veicolare l’infezione in modo asintomatico. Risulta quindi difficile individuare il soggetto malato e isolarlo tempestivamente fino a guarigione, per tutelare il resto della comunità.
Precisa il Dr. Merkel: “When you’re newly vaccinated you are an asymptomatic carrier, which is good for you, but not for the population”
Quando sei stato da poco vaccinato, sei un portatore asintomatico, cosa che va bene per te ma non per il resto della popolazione”
Dr. Merkel (FDA), New York Times
E così recita il comunicato urgente della US FDA, del 27 novembre 2013.
FDA NEWS RELEASE
For Immediate Release: Nov. 27, 2013
Media Inquiries: FDA- Jennifer Rodriguez, NIH- Nalini Padmanabhan
Consumer Inquiries
“FDA study helps provide an understanding of rising rates of whooping cough and response to vaccination”
A new study is helping to provide a better understanding of vaccines for whooping cough, the common name for the disease pertussis. Based on an animal model, the study conducted by the U.S. Food and Drug Administration (FDA) and published November 25, 2013, in The Proceedings of the National Academy of Sciences, shows that acellular pertussis vaccines licensed by the FDA are effective in preventing the disease among those vaccinated, but suggests that they may not prevent infection from the bacteria that causes whooping cough in those vaccinated or its spread to other people, including those who may not be vaccinated.
Le considerazioni sull’attuale vaccino anti-pertosse sono cristalline.
- Sebbene gli individui immunizzati con un vaccino antipertossico acellulare possano essere protetti dalla malattia, essi possono comunque infettarsi con il batterio senza necessariamente ammalarsi e sono in grado di diffondere l’infezione ad altri individui, inclusi i neonati.
- La pertosse è attualmente la malattia prevenibile da vaccino meno sotto controllo nonostante una eccellente copertura vaccinale e nonostante le 6 dosi di vaccino raccomandate tra i 2 mesi di età e l’adolescenza.
Le conferme arrivano anche dal CDC americano.
CDC Stati Uniti, conferma diminuita efficacia del vaccino anti pertosse
Anche il colosso “Centers for Disease Control and Prevention” dichiara che la recente ripresa di casi di pertosse è stata associata alla diminuzione dell’immunità nel tempo in persone che hanno ricevuto il vaccino acellulare… ma uno studio recente suggerisce un’altra spiegazione per la diminuita efficacia del vaccino, cioè:
un aumento di campioni di Bordetella pertussis nei quali manca la pertactina (PRN) – un componente antigenico chiave del vaccino antipertossico.
Uno studio che ha esaminato ceppi di B.pertussis isolati tra il 1935 ed il 2012 per verificare inserzioni di geni che impediscono la produzione di PRN, ha evidenziato un aumento significativo di campioni clinici privi di PRN in tutti gli Stati Uniti. Il primo ceppo privo di PRN venne isolato nel 1994; al 2012, la percentuale di campioni privi di PRN era più del 50%.
I ricercatori del CDC riportano di aver esaminato anche i dati delle epidemie accadute a Washington e nel Vermont, scoprendo che i risultati indicavano che l’85% dei campioni clinici erano privi di PRN e che i pazienti vaccinati avevano probabilità significativamente maggiori rispetto i pazienti non vaccinati di infettarsi con ceppi privi di PRN. In più, quando venivano paragonati i pazienti con vaccinazioni DTaP aggiornate e pazienti non vaccinati, le probabilità di essere infettati con ceppi privi di PRN erano maggiori (nel primo gruppo, ndt), cosa che suggeriva che i batteri PRN potrebbero avere un vantaggio selettivo nell’infettare le persone vaccinate con DTaP.
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Fonti consultate: ANSA, New York Times, FDA, PubMed, CDC, Comilva.